Riscatto di prestazioni della cassa pensione: colmare lacune e risparmiare imposte
Un riscatto volontario nell'ambito della cassa pensione consente di risparmiare sulle imposte. Manuela Meier-Gloor, esperta di pianificazione finanziaria di Zugo, illustra a quali aspetti occorre prestare attenzione.
Signora Meier-Gloor, cos'è più sensato dal punto di vista fiscale: un riscatto volontario nell'ambito della cassa pensione o versamenti nel pilastro 3a?
Purtroppo non si può fornire una risposta così in generale. Dipende dalla situazione individuale. Nell'ambito della cassa pensione, una lacuna di copertura, che può insorgere ad esempio per via di lunghi soggiorni all'estero, un congedo parentale o incrementi salariali, costituisce la premessa per un riscatto volontario. Tali lacune possono superare rapidamente l'importo annuale che si può versare nell'ambito del pilastro 3a. È possibile colmare la cassa pensione in un anno o ripartendo l'importo su diversi anni, quindi esattamente quando si conseguono i maggiori vantaggi fiscali. Nel pilastro 3a si possono invece effettuare versamenti annuali, ma solo per un importo limitato.
C'è un momento sbagliato dal punto di vista fiscale per i riscatti della cassa pensione?
Sì. Negli anni in cui si guadagna poco o in cui si possono effettuare deduzioni elevate in un altro modo, ad esempio per una ristrutturazione di un immobile, ha poco senso un riscatto consistente della cassa pensione. E anche chi, entro tre anni dal versamento, desidera prelevare nuovamente del capitale, ad esempio al posto di una rendita nell'ambito del pensionamento, non guadagna nulla: deve infatti pagare successivamente le imposte risparmiate, inoltre l'importo del riscatto non può essere percepito sotto forma di capitale per tre anni.
«Si può riempire la cassa pensione nel momento esatto in cui è più conveniente dal punto di vista fiscale.»
Manuela Meier-Gloor
È possibile risparmiare imposte al momento del versamento nella cassa pensione, analogamente a quanto accade per il pilastro 3a?
Il discorso è più complesso. Nell'ambito del pensionamento non è possibile prelevare il capitale dalla cassa pensione a scaglioni su diversi anni, com’è invece il caso quando si dispone di diversi conti del pilastro 3a. A maggior ragione risulta quindi importante non farsi liquidare anche il capitale di vecchiaia dal pilastro 3a al momento del pensionamento. In caso contrario, gli importi vengono sommati e quindi anche il capitale della cassa pensione diventa oggetto di un'imposizione fiscale superiore. Chi percepisce una rendita, è soggetto del resto a una tassazione come per un reddito normale.
Ci sono dei casi in cui sconsiglia un riscatto volontario della cassa pensione?
Sì, quando la situazione finanziaria della cassa pensione è incerta, quindi laddove i suoi valori patrimoniali non coprano interamente le prestazioni previdenziali che spettano agli assicurati, bisogna procedere con cautela. In presenza di una copertura insufficiente, in alcuni casi il capitale non viene remunerato. Nel caso di una liquidazione parziale dell'istituto di previdenza, si rischia addirittura di perdere una parte del capitale risparmiato. E chi volesse farsi liquidare successivamente i fondi previdenziali completi sotto forma di capitale dovrebbe verificare prima se ciò è possibile. Infine, prima di un riscatto si dovrebbero analizzare con estrema attenzione anche le prestazioni regolamentari della cassa pensione in caso di decesso, in particolare se non si è sposati. Così, per esempio, per un concubino possono essere previste diverse prestazioni in caso di decesso, ed eventualmente è addirittura possibile che decada l'intero patrimonio di previdenza, compresi i versamenti a favore della cassa pensione. In tali casi occorre valutare attentamente l'opportunità di effettuare un riscatto e se esso risponde a tutte le esigenze.