Nonostante la crescente incertezza economica, quest'anno il mercato del lavoro svizzero si è dimostrato estremamente stabile. Dalla primavera del 2022, il tasso di disoccupazione destagionalizzato si aggira intorno al 2,2%, il livello più basso degli ultimi 20 anni. Allo stesso tempo, il numero di posti vacanti ha raggiunto livelli record. Non sorprende quindi che la ricerca di lavoratori qualificati attualmente rappresenti una sfida per le aziende.
La carenza di personale riguarda tutti i settori. In particolare, però, nei settori sanitario e sociale, nei fornitori di servizi alle imprese e nel settore alberghiero, ma anche nell'edilizia e nel settore informatico (IT), in diverse regioni tale carenza si fa sentire in modo particolare.
In un contesto di mercato caratterizzato da inflazione e carenza di personale, è ancora più importante mantenere i propri collaboratori e attirare nuovo personale qualificato. Tale incentivo è dato in parte dalla retribuzione e dall'altro da un ambiente di lavoro stimolante.
All'interno del Paese i salari nominali stanno tornando a crescere in maniera più decisa dopo oltre un decennio di crescita contenuta. Nel primo semestre del 2022 i salari sono quindi aumentati, secondo le stime, del 2,0% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, a parità di attività.
È interessante notare che in Svizzera i collaboratori e le collaboratrici tendono a non sfruttare appieno il loro margine di distribuzione della politica salariale. Ciò significa che i collaboratori rinunciano ad aumenti salariali elevati nel breve periodo per ridurre il rischio di disoccupazione e contribuire così a mantenere il benessere economico nel lungo periodo. Tuttavia è anche interessante notare che tra coloro che cercavano un lavoro nel 2021, circa il 30% ha indicato il salario troppo basso come la ragione principale della ricerca.
Per rimanere interessanti come datori di lavoro in un ambiente caratterizzato dalla carenza di lavoratori qualificati, le aziende possono anche puntare su condizioni di lavoro e fringe benefit più interessanti. Il 69% delle aziende del settore industriale intervistate e il 76% dei fornitori di servizi hanno recentemente optato per modelli di lavoro flessibili, come la possibilità di lavorare da casa o la concessione di orari più flessibili. Si prende invece meno in considerazione un ampliamento dei fringe benefit, ad esempio l'offerta di ulteriori opportunità di formazione.
In molte aziende sono imminenti le trattative salariali per il 2023. A causa dell'attuale situazione economica, i sindacati chiedono, da una parte, un adeguamento al costo della vita per salvaguardare il potere d'acquisto dei collaboratori; dall'altra chiedono ulteriori aumenti dei salari reali. Mediamente, gli aumenti salariali richiesti dai sindacati superano gli aumenti previsti dalle aziende.
Tuttavia, l'esito effettivo della tornata salariale del 2023 dipenderà in gran parte dalla situazione economica e dalle prospettive al momento dei negoziati nell'ultimo trimestre del 2022. A tale proposito, il recente peggioramento delle prospettive economiche e il previsto rallentamento della crescita rivestono un ruolo fondamentale. È inoltre importante ricordare che il margine finanziario delle aziende sarà cruciale per gli aumenti salariali. I sondaggi economici mostrano che la situazione dei profitti in settori importanti come l'industria, l'edilizia e il commercio di recente si è di nuovo indebolita, il che probabilmente porrà dei limiti alla futura crescita dei salari. Credit Suisse prevede una crescita dei salari nominali del 2,3% per il 2023.